Jasper Gwyn è uno scrittore. Vive a
Londra e verosimilmente è un uomo che ama la vita. Tutt’a un tratto ha
voglia di smettere. Forse di smettere di scrivere, ma la sua non è la
crisi che affligge gli scrittori senza ispirazione. Jasper Gwyn sembra
voler cambiare prospettiva, arrivare al nocciolo di una magia. Gli fa da
spalla, da complice, da assistente una ragazza che raccoglie, con
rabbiosa devozione, quello che progressivamente diventa il mistero di Mr
Gwyn.
Alessandro Baricco entra nelle simmetrie segrete di questo mistero con il passo sicuro e sciolto di chi sa e ama i sentieri che percorre. Muove due formidabili personaggi che a metà romanzo si passano il testimone, e se a Mr Gwyn tocca mischiare le carte del mistero, la ragazza ha il compito di ricomporne la sequenza per arrivare a una ardita e luminosa evidenza.
Alessandro Baricco entra nelle simmetrie segrete di questo mistero con il passo sicuro e sciolto di chi sa e ama i sentieri che percorre. Muove due formidabili personaggi che a metà romanzo si passano il testimone, e se a Mr Gwyn tocca mischiare le carte del mistero, la ragazza ha il compito di ricomporne la sequenza per arrivare a una ardita e luminosa evidenza.
Dopo questa prima frase, torno indietro e vi spiego perché,
scomponendolo, reputo Mr Gwyn un libro che va ben oltre questa breve
descrizione.
È un storia che parla di uno scrittore, ma anche della
volontà di trovare una via, di capire, di ricominciare e di interrompere. Tutto
in centocinquantotto pagine che mi sono sembrate a tratti troppo lunghe e a
tratti troppo brevi: all’inizio l’idea può sembrare banale, ma procedendo con la
lettura ho sentito emergere con forza una di quelle storie capaci di
accompagnarti verso una fine ideale e non troppo prevedibile, sia attraverso
fatti divertenti che avvenimenti tragici.
I personaggi si intrecciano con un’eleganza non comune e sono
poetici e un po’ strani, alcuni più credibili di altri, ritratti chi più intimamente
e chi con più leggerezza. Alla stessa maniera Baricco ricrea ambientazioni che
donano un’atmosfera magica agli attimi di vita che rinchiudono, come se luogo e
emozione si fondessero.
È il primo libro di Baricco che leggo (non credo sarà
l’ultimo) e per quanto la lettura scorra veloce e senza intoppi è forte la
sensazione, fin dall’inizio, che ogni singola parola sia stata soppesata fino
allo sfinimento: non ci sono termini di troppo — anche i dialoghi sono talvolta
molto ridotti, magri oserei dire — e sono molte le frasi che fanno da perfetto
esempio al concetto di aforisma. Si tratta di uno di quei libri in cui vi
capiterà di rileggere qualche frase un paio di volte perché sentirete
irrimediabilmente che sotto ci sia dell’altro, che al di sotto di quelle parole
che avete ripetuto nella vostra mente (o ad alta voce, come preferisce lo
stesso Baricco) ci sia qualcosa di più.
Sostanzialmente credo che Baricco abbia la capacità di
ripeterti attimi di quotidianità in modo tale da farti sentire attonito, come
se non ti fossi mai accorto di nulla, come se fossi stato addormentato. La dote
principale dei comici, per intenderci.
Per quanto mi riguarda non voglio credere che questo libro
sia soltanto un esercizio di vanità dello scrittore: c’è di più; l’ho regalato
e consigliato, così come faccio oggi con voi.e adesso è la volta del 26 e quindi ...
l'inizio già mi piglia .... vedimao di affrontare queste 329 pag a presto
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